INCIDENTE FUNIVIA STRESA-MOTTARONE: CADE CABINA, 14 MORTI.

24 maggio 2021 un altro giorno da ricordare. Un altro evento che rattrista tutti noi

Il grave incidente sul Mottarone, nella zona di Stresa, in provincia di Verbania, che per la maggior parte di noi nemmeno sapevamo che esisteva. Si è staccata una cabina della funivia, per la rottura di un cavo portante. Sono morte 14 persone. 14 vite spezzate per cosa?

C’è anche il “disastro colposo” tra i reati ipotizzati dalla procura di Verbania che sta indagando con grosse difficoltà a capire cosa è successo. Il procuratore, Olimpia Bossi, che coordina le indagini ha aggiunto l’ipotesi di questo reato all’omicidio plurimo colposo e alle lesioni colpose per il bimbo ferito.

Il sistema di emergenza della funivia “non ha funzionato“. La “logica vorrebbe che si è spezzato il cavo e l’impianto frenante non ha funzionato, ma può anche essere il contrario. Lo dovranno stabilire i consulenti“, ha aggiunto.

Impianto sotto sequestro

La procura di Verbania ha disposto il sequestro dell’impianto e indaga per omicidio colposo plurimo. Ovviamente è un atto dovuto l’indagine da fare tramite i tecnici per cercare di capire cosa è successo.

L’impianto, da quanto risulta, è di proprietà del Comune di Stresa. La sindaca e il manutentore dell’impianto hanno dichiarato che erano stati fatti tutti i controlli senza rilevare anomalie. Fatto confermato dai legali della società che lo gestisce: “I controlli, le verifiche, la manutenzione sono tutte a posto. Poi quel che è accaduto è tutto da verificare” ha riferito l’avvocato Pasquale Pantano.

La funivia aveva riaperto al pubblico il giorno prima, come gli altri impianti in Italia, dopo oltre un anno di chiusura dovuto all’emergenza Covid. Era stata completamente revisionata e sottoposta a manutenzione straordinaria tra il 2014 e il 2016. Inaugurato ed entrato in servizio il 1° agosto 1970, l’impianto bifune fu suddiviso in due tronconi: da Stresa all’Alpino di 2.351 metri e dall’Alpino al Mottarone di 3.020 metri.

 

Un volo di “15-20 metri”

Sulla cabinovia viaggiavano 15 persone. E’ precipitata per ”15-20 metri, poi ha rotolato per qualche decina di metri e si è fermata contro due tronchi di alberi”. A ricostruire la dinamica dell’incidente è Giorgio Santacroce, tenente colonnello del Nucleo operativo dei carabinieri di Verbania intervenuto sull’incidente della funivia sul Mottarone. L’incidente è avvenuto poco prima delle 12 e l’impatto è stato devastante tanto che alcuni corpi sarebbero stati sbalzati e trovati ad alcuni metri di distanza dal cavo tranciato.

L’incidente sarebbe stato causato dal cedimento di un cavo, poco prima della stazione di arrivo, partendo dal lago Maggiore arriva a quota 1.491 metri. La cabina è crollata in un tratto boscoso e impervio, dove le operazioni di soccorso non sono state facili.

“Si indaga sul sistema di sicurezza”

Il tenente colonnello Giorgio Santacroce aggiunge: “Si sta verificando perché il sistema di sicurezza, che in caso di rottura di un cavo dovrebbe comunque impedire alle cabine di precipitare a terra, non sia scattato”.

 

 

Conclusioni

Sono tante le dichiarazioni riportate dai giornalisti, soprattutto legate al fatto che sono state usate delle  “forcelle” per bypassare il sistema in quanto creava delle anomalie. Tra le dichiarazioni anche il fatto che tutti sapevano, ma il rischio è stato valutato accettabile, perché “cosa vuoi che succeda?

 

Quante volte nelle aziende sentiamo dire queste parole? Quante volte per questioni economiche (sono rimasti chiusi per più di un anno senza incassi) gli imprenditori hanno detto “per il momento lavoriamo così perché non ci sono i soldi”.

Purtroppo facciamo affidamento sugli eventi passati per determinare il problema, non rendendoci conto che se non si sono verificati incidenti/infortuni non è perché non si verificheranno mai, ma solo perché le condizioni passate erano ottimali. Il fatto che una macchina (come in questo caso una funivia) non sia mai crollata dal 1970 ad oggi non significa che non può cadere. Anzi, proprio perché lo pensiamo e non facciamo le dovute manutenzioni (al momento sembrano la causa principale dell’evento) possono poi verificarsi incidenti che non si verificano quando la macchina o l’attrezzatura è nuova. Il cavo non si sarebbe mai rotto nel 1970 perché era nuovo.

 

Ecco che la sicurezza sul lavoro non “giustifica” le scelte economiche perché la vita umana non ha prezzo. Il bambino Aya Biran che si è salvato, avrà una vita facile con l’intera famiglia morta nell’incidente? Quante volte si chiederà perché non è morto anche lui insieme alla madre e al padre? Quale peso si porterà sulle spalle? Tutto questo che valore economico può avere da mettere sul piatto delle scelte fatte?

 

Sono stati risparmiati due giorni di lavoro (tanto è stato dichiarato) di chiusura dell’impianto per fare la manutenzione. Così intanto si incassa qualcosa e poi si pagano gli operai. Non si potevano fare durante la chiusura imposta dal Covid? No, naturalmente, non stavano incassando, vuoi che spendano soldi per fare manutenzione?

Col senno di poi lascio a voi le riflessioni più importanti, ma sono convinto che nelle nostre aziende se si ragiona così si è sempre destinati a grandi disastri. Non sono ancora successi dopo tanti anni? Ricordatevi la prima legge di Murphy: Se un evento negativo può succedere, stai tranquillo che succederà

Il suo corollario dice una cosa ancora più importante: se ancora non è successo, la probabilità è ancora più alta

 

Pensate bene a quali attività non avete ancora svolto in azienda, non solo alle manutenzioni. Quale formazione è ancora da fare? Quale attrezzatura è in mano a persone inesperte? Quali sostanze chimiche state usando e dovreste cambiarle con quelle meno pericolose?

 

La Sicurezza sul lavoro ti uccide (se non sai come si fa)