Il ruolo del ‘preposto’: da allenatore ad arbitro

Il diritto dei lavoratori di prestare la propria attività senza farsi male ha accentuato l’importanza del ruolo assunto dalla vigilanza. Il Preposto (cioè colui che sovrintende e vigila sull’osservanza da parte dei singoli lavoratori sia degli obblighi di legge, sia delle disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza) è stato nel tempo ricondotto quasi ad una figura di “allenatore sul campo” della sicurezza, stante la sua centralità nel farsi portatore della cultura del “lavoro sicuro”.

Il recente D.L. 146/2021 è intervenuto per potenziarne ruolo e poteri, così da migliorare l’efficacia del più articolato sistema di vigilanza aziendale.

Nelle realtà complesse è importante identificare correttamente il Preposto

In una realtà complessa in cui per Datore di Lavoro e Dirigente risulta difficile verificare il regolare svolgimento dell’attività e l’adozione di comportamenti sicuri da parte dei lavoratori, il ruolo del Preposto assume un carattere imprescindibile sotto il duplice aspetto della leadership e dell’esperienza.

Una figura che dovrebbe distinguersi per livello di esperienza ma anche per leadership, disponendo quindi di un adeguato e riconosciuto grado di autorità e autorevolezza tale per cui possa configurarsi un carattere di preminenza, se non gerarchica per lo meno funzionale, rispetto al team che è chiamato a coordinare. Non serve a nessuno un Preposto che non riesce a farsi obbedire perché i suoi sottoposti non gli riconoscono il ruolo

Inoltre perché tale ruolo risulti efficace, il Preposto deve essere individuato tra le figure funzionalmente più vicine ai lavoratori che svolgono l’attività da sorvegliare. Diversamente dagli altri manager, può intervenire prontamente e direttamente per modificare un comportamento insicuro ed impedire il verificarsi di un incidente.

Adeguata conoscenza del processo lavorativo, vicinanza al lavoratore, autorità e autorevolezza diventano quindi caratteristiche imprescindibili del Preposto. Un’errata scelta comporterebbe infatti anche la vanificazione della nomina: ricordo, infatti, che l’art. 299 del d.lgs. 81/2008 esplicita che la posizione di garanzia delle figure di Datore di Lavoro, Dirigente e Preposto grava su colui che esercita nel concreto (di fatto) i poteri direttivi associati a tali figure. A nulla gioverebbe al Datore di Lavoro, pertanto, formalizzare la nomina a Preposto ad una figura che non dispone di tali caratteristiche: oltre ad essere priva di valore giuridico, lo esporre comunque alle sanzioni derivate dalla mancata identificazione, oltre a quelle potenziali dovute alla mancata vigilanza.

Da “allenatore” a vero e proprio “manager” della sicurezza

Nella vecchia formulazione del Testo Unico il Preposto era colui chiamato a sovrintendere l’attività lavorativa, segnalando ai superiori gerarchici eventuali criticità di sicurezza rilevate. Solo in caso di pericolo grave ed immediato (emergenza) la legge poneva obbligo di intervento diretto con lo scopo di interrompere l’attività lavorativa.

Quindi per tale figura erano associati poteri più di reazione che proattivi, diminuendo enormemente la portata della sua funzione in chiave preventiva. Segnalare un’anomalia prevede infatti un lasso di tempo variabile tra la rilevazione della stessa, la sua presa in carico e la sua risoluzione. Gli stessi preposti, poiché non adeguatamente coperti da un chiaro mandato derivante dalla Legge, si trovavano inermi di fronte a talune situazioni. Cosa dovevano fare se nonostante le ripetute segnalazioni l’anomalia non è stata risolta?

Il DL 146/2021 è intervenuto in maniera chiara e netta, esplicitando quei poteri direttivi che nella precedente formulazione non erano chiaramente definiti. Il Preposto è ora una figura proattiva, non soltanto reattiva: può interrompere l’attività lavorativa se ravvisa deficienze nelle attrezzature e nei dispositivi di sicurezza, così come nei comportamenti del lavoratore. Può inoltre richiamare direttamente il lavoratore che trasgredisce alle direttive di sicurezza, innescando in tal modo l’iter disciplinare interno, senza necessariamente dover attendere l’esito dell’escalation verso i superiori gerarchici.

Conclusioni

Da allenatore sul campo, il Preposto è divenuto ora arbitro della partita, che può fischiare il fallo e fermare i giocatori se non sono conformi alle regole. Ritengo tale evoluzione un importante passo avanti verso il raggiungimento di una cultura della sicurezza che non deve essere sminuita con un’applicazione parziale. Anche se il Preposto è un arbitro, ha la responsabilità di ricordare come si applica il regolamento, far presente a tutti come le attività da svolgere siano importanti per il business, ma fatte in sicurezza. Un po’ allenatore, un po’ arbitro quindi.

Se si applica correttamente il ruolo non dobbiamo sentire di persone che rispondono “fatti gli affari tuoi”, “non impicciarti”, … Perché se una persona accetta di essere un Preposto, significa che è disposto a prendersi cura della sicurezza e della salute degli altri.

Ai posteri l’ardua sentenza