Safety Business http://www.safetybusiness.it/sic Safety BusinessMan e il Metodo TOP Mon, 15 May 2023 10:32:16 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.8.7 https://i0.wp.com/www.safetybusiness.it/sic/wp-content/uploads/2017/12/cropped-logo_snz_Sfondo.png?fit=32%2C32 Safety Business http://www.safetybusiness.it/sic 32 32 145928206 INCIDENTI SUL LAVORO: OCCHIO AL CARICO http://www.safetybusiness.it/sic/incidenti-sul-lavoro-occhio-al-carico/ Mon, 15 May 2023 11:27:59 +0000 http://www.safetybusiness.it/sic/?p=3850 Tipo di Incidente: Caduta gravi dall’alto

Lavorazione: Metalmeccanica / movimentazione interna di materiali

 

Descrizione incidente:

Contesto:

Area di stoccaggio dei semilavorati su scaffalature.

Dinamica incidente:

L’addetto, dopo aver prelevato con il carrello elevatore il bancale con 8 casse, disposte in due pile da 4, depositate al 7° ripiano dello scaffale, mentre procedeva in retromarcia, urtava accidentalmente il supporto delle lampade di illuminazione del magazzino, provocando il rovesciamento e la conseguente caduta di tutte otto le casse a terra.

Contatto:

Nessun contatto con le persone in quanto nessun addetto era presente nella zona sottostante, come previsto dalla prassi aziendale.

 

Esito trauma:

Nessun trauma in quanto trattasi solo di incidente (“ near miss”), senza danni alle persone.

 

Perché è avvenuto l’incidente?

Determinanti dell’evento:

  • Errore di manovra con eccessivo arretramento del carrello elevatore, dopo il prelievo del bancale con le casse, per scarsa visuale dal posto di guida;
  • copertura parziale della parte superiore del carrello elevatore che limita la visuale dell’operatore.

Modulatori del contatto (positivi):

  • L’azienda ha istituito una prassi aziendale che prevede l’assenza di personale nella zona sottostante durante la movimentazione delle merci sulle scaffalature;
  • il carrellista ha verificato prima della manovra che non ci fosse nessuno nell’area di movimentazione.

Criticità organizzative alla base dell’evento:

  • Eccessivo sfruttamento in altezza del magazzino che non ha tenuto conto delle volumetrie dei materiali da depositare/prelevare e degli ostacoli fissi alla movimentazione meccanica dei carichi (lo spazio tra il supporto delle lampade e il bordo dello scaffale è troppo limitato).
  • Scelta di un carrello elevatore non idoneo alla specifica movimentazione a causa della sua copertura che limita la visibilità verso l’alto.

 

Come prevenire:

  • Limitare lo stoccaggio in altezza (in questo caso specifico, mettere massimo 3 casse per pila sul bancale depositato al settimo ripiano della scaffalatura);
  • installazione di apposita segnaletica che indichi il numero massimo di casse per pila sui bancali del settimo ripiano;
  • sostituzione della copertura del carrello elevatore con materiale trasparente;
  • attività formativa sul campo per tutti gli addetti del reparto.

 

Gli incidenti sul lavoro che coinvolgono la caduta di carichi dall’alto sono una delle principali cause di morte e infortunio sul lavoro in tutto il mondo. Questi incidenti possono verificarsi in qualsiasi settore, dalle costruzioni alla logistica, e possono avere conseguenze gravi per i lavoratori coinvolti.

Secondo le statistiche dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), ogni anno ci sono circa 60.000 morti e 5,5 milioni di infortuni legati a incidenti sul lavoro in tutto il mondo. Tra questi, la caduta di carichi dall’alto rappresenta circa il 10% dei casi mortali e il 15% dei casi di infortunio grave.

I fattori che contribuiscono alla caduta di carichi dall’alto sono molteplici e possono comprendere la mancanza di attrezzature di sollevamento adeguatamente mantenute e sicure, la mancanza di formazione e addestramento dei lavoratori, la mancanza di attenzione o di conformità alle norme di sicurezza sul lavoro, e la mancanza di controllo e supervisione adeguati.

Per prevenire gli incidenti di questo tipo, è essenziale che i datori di lavoro adottino misure di prevenzione adeguate, come l’installazione di attrezzature di sollevamento sicure e ben mantenute, la formazione adeguata dei lavoratori, la supervisione e il controllo costanti, e l’adozione di procedure di lavoro sicure e conformi alle norme di sicurezza.

Inoltre, i lavoratori devono essere consapevoli dei rischi connessi alla caduta di carichi dall’alto e adottare le misure di sicurezza appropriate, come l’utilizzo di attrezzature di protezione individuale (ad esempio, caschi, guanti, occhiali di protezione, cinture di sicurezza) e il rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro.

In conclusione, la caduta di carichi dall’alto è un problema serio che richiede l’impegno e la cooperazione di tutti i soggetti coinvolti, dai datori di lavoro ai lavoratori stessi, per prevenire gli incidenti e garantire un ambiente di lavoro sicuro e salutare.

 

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Rubrica Io non Rischio: MAREMOTO http://www.safetybusiness.it/sic/rubrica-io-non-rischio-maremoto/ Mon, 15 May 2023 11:06:46 +0000 http://www.safetybusiness.it/sic/?p=3846 Il maremoto, in giapponese tsunami è una serie di onde marine prodotte dal rapido spostamento di una grande massa d’acqua. In mare aperto le onde si propagano molto velocemente percorrendo grandi distanze, con altezze quasi impercettibili (anche inferiori al metro), ma con lunghezze d’onda (distanza tra un’onda e la successiva) che possono raggiungere alcune decine di chilometri.

Avvicinandosi alla costa, la velocità dell’onda diminuisce mentre la sua altezza aumenta rapidamente, anche di decine di metri. La prima onda può non essere la più grande e tra l’arrivo di un’onda e la successiva possono passare diversi minuti.

Quali sono le cause?

Le cause principali sono i forti terremoti con epicentro in mare o vicino alla costa. I maremoti possono essere generati anche da frane sottomarine o costiere, da attività vulcanica in mare o vicina alla costa e, molto più raramente, da meteoriti che cadono in mare.

 

L’Italia è a rischio maremoto?

Tutte le coste del Mediterraneo sono a rischio maremoto a causa dell’elevata sismicità e della presenza di numerosi vulcani attivi, emersi e sommersi.

Negli ultimi mille anni, lungo le coste italiane, sono state documentate varie decine di maremoti, solo alcuni dei quali distruttivi. Le aree costiere più colpite sono state quelle della Sicilia orientale, della Calabria, della Puglia e dell’arcipelago delle Eolie.

Tuttavia, maremoti di modesta entità si sono registrati anche lungo le coste liguri, tirreniche e adriatiche. Bisogna inoltre considerare che le coste italiane possono essere raggiunte da maremoti generati in aree del Mediterraneo lontane dal nostro Paese.

Che cosa succede sulle coste?

Il maremoto si manifesta come un rapido innalzamento del livello del mare o come un vero e proprio muro d’acqua che si abbatte sulle coste, causando un’inondazione. A volte si osserva un iniziale e improvviso ritiro del mare, che lascia in secco i porti e le spiagge.

Le onde di maremoto hanno molta più forza rispetto alle mareggiate e sono in grado di spingersi nell’entroterra anche per diverse centinaia di metri (addirittura chilometri, se la costa è molto bassa), trascinando tutto ciò che trovano lungo il percorso: veicoli, barche, alberi, serbatoi e altri materiali, che ne accrescono il potenziale distruttivo.

 

Quando avverrà il prossimo maremoto?

Non è possibile saperlo: può verificarsi in qualsiasi momento. Sui maremoti sappiamo molte cose, ma nessuno è in grado di prevedere quando e dove si verificheranno.

 

Il SiAM – Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti

Nel 2017 in Italia è stato istituito il SiAM – Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti generati da sisma, nel quale collaborano tre istituzioni: l’Ingv – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che opera attraverso il Cat – Centro Allerta Tsunami, l’Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e il Dipartimento della Protezione Civile.

Il Cat dell’Ingv valuta la possibilità che un terremoto con epicentro in mare o vicino alla costa possa generare un maremoto. Sulla base di queste valutazioni, il Dipartimento della Protezione Civile diffonde i messaggi di allerta con l’obiettivo di attivare, nel minor tempo possibile, il Servizio nazionale di protezione civile e informare la popolazione. I dati mareografici forniti da Ispra consentono, infine, di confermare o meno l’eventuale maremoto.

Il SiAM fa parte del sistema di allertamento internazionale che è stato costituito nel Mediterraneo sul modello di quelli attivi nel Mar dei Caraibi e negli oceani Pacifico e Indiano. Rispetto a questi ha però dei limiti perché in un mare poco ampio come il Mediterraneo i tempi di arrivo delle onde sono molto brevi e questo riduce la possibilità di allertare la popolazione.

È quindi importante conoscere bene le norme di comportamento, ricordando però che il rischio maremoto implica inevitabilmente la possibilità di falsi allarmi.

Cosa si può fare per ridurre il rischio?

L’uso delle reti di monitoraggio, lo studio degli eventi del passato e dei modelli di propagazione delle onde sono alcune delle azioni che permettono di ridurre il rischio maremoto.

Queste conoscenze contribuiscono a migliorare la pianificazione del territorio, a realizzare interventi di messa in sicurezza delle aree a rischio e a elaborare piani di protezione civile.

Essere consapevoli e preparati è il modo migliore per prevenire e ridurre le conseguenze di un maremoto.

 

  • Cosa devi sapere fin da subito

In un mare poco ampio come il Mediterraneo i tempi di arrivo delle onde sono molto brevi. Le autorità potrebbero non avere il tempo per diramare un’allerta. Quindi, se vivi, lavori o vai in vacanza in un’area costiera, è ancora più importante imparare a riconoscere i fenomeni che possono segnalare l’arrivo di un maremoto:

  • un forte terremoto che hai percepito direttamente o di cui hai avuto notizia;
  • un rumore cupo e crescente che proviene dal mare, come quello di un treno o di un aereo a bassa quota;
  • un improvviso e insolito ritiro del mare, un rapido innalzamento del livello del mare o una grande onda estesa su tutto l’orizzonte.

Ricorda che le case e gli edifici vicini alla costa non sempre sono sicuri:

  • la sicurezza di un edificio dipende da molti fattori, per esempio la tipologia e la qualità dei materiali utilizzati nella costruzione, la quota a cui si trova, la distanza dalla riva, il numero di piani, l’esposizione più o meno diretta all’impatto dell’onda;
  • generalmente i piani alti di un edificio in cemento armato, se l’edificio è ben costruito, possono offrire una protezione adeguata.
  • Cosa fare – Maremoto

 

  • Conoscere l’ambiente in cui vivi, lavori o soggiorni è importante per reagire meglio in caso di emergenza. Imparare a prevenire e ridurre gli effetti del maremoto è un compito che riguarda tutti noi.
  • Condividi quello che sai in famiglia, a scuola, con amici e colleghi: la diffusione di informazioni sul rischio maremoto è una responsabilità collettiva, a cui tutti dobbiamo contribuire.

 

SIN DA SUBITO

Chiedi informazioni ai responsabili locali della Protezione Civile sul Piano di emergenza comunale, le zone pericolose, le vie e i tempi di evacuazione, la segnaletica da seguire e le aree di attesa da raggiungere in caso di emergenza.

Informati sulla sicurezza della tua casa e dei luoghi che la circondano.

Assicurati che la tua scuola o il luogo in cui lavori abbiano un piano di evacuazione e che vengano fatte esercitazioni periodiche.

Preparati all’emergenza con la tua famiglia e fai un piano su come raggiungere le vie di fuga e le aree di attesa.

Tieni pronta in casa una cassetta di pronto soccorso e scorte di acqua e cibo.

Impara quali sono i comportamenti corretti durante e dopo un maremoto.

DURANTE IL MAREMOTO

Se sei in spiaggia o in una zona costiera e ricevi un messaggio di allerta che indica il possibile arrivo di un’onda di maremoto, oppure riconosci almeno uno di questi fenomeni:

  • forte terremoto che hai percepito direttamente o di cui hai avuto notizia
  • improvviso e insolito ritiro del mare, rapido innalzamento del livello del mare o grande onda estesa su tutto l’orizzonte
  • rumore cupo e crescente che proviene dal mare, come quello di un treno o di un aereo a bassa quota

Allontanati e raggiungi rapidamente l’area vicina più elevata (per esempio una collina o i piani alti di un edificio). Avverti le persone intorno a te del pericolo imminente.

Corri seguendo la via di fuga più rapida. Non usare l’automobile, potrebbe diventare una trappola.

Se sei in mare potresti non accorgerti dei fenomeni che accompagnano l’arrivo di un maremoto, per questo è importante ascoltare sempre i comunicati radio.

Se sei in barca e hai avuto notizia di un terremoto sulla costa o in mare, portati al largo.

Se sei in porto abbandona la barca e mettiti al sicuro in un posto elevato.

DOPO IL MAREMOTO

Rimani nell’area che hai raggiunto e cerca di dissuadere chi vuole tornare verso la costa: alla prima onda potrebbero seguirne altre più pericolose.

Assicurati delle condizioni di salute delle persone intorno a te e, se possibile, presta i primi soccorsi.

Segui le indicazioni delle autorità per capire quando lasciare il luogo in cui ti trovi e cosa fare.

Usa il telefono solo per reale necessità.

Non bere acqua del rubinetto.

Non mangiare cibi che siano venuti a contatto con l’acqua e con i materiali trasportati dal maremoto: potrebbero essere contaminati.

Se la tua abitazione è stata interessata dal maremoto, non rientrare prima di essere autorizzato.

Il maremoto può essere generato da un terremoto o da attività vulcanica: informati, quindi, anche su cosa fare in caso di terremoto o eruzione.

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CASSAZIONE: MANCATA FORMAZIONE E ATTESTATO FALSO http://www.safetybusiness.it/sic/cassazione-mancata-formazione-e-attestato-falso/ Tue, 09 May 2023 11:30:20 +0000 http://www.safetybusiness.it/sic/?p=3840 Riportiamo un interessante sentenza, la n. 16715 del 17 aprile 2019, della Corte di Cassazione che conferma la colpevolezza di un datore di lavoro relativamente alla violazione delle disposizioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro (in particolare relativamente agli art. 71, co. 3, sanzionato dall’art. 87, co. 3, lett. b), d. Lgs. n. 81 del 2008; e art. 71, co. 7, lett. a), e art. 73, commi 4 e 5, in relazione all’art. 87, comma 2, lett. c) e d), d. Lgs. n. 81 del 2008), in seguito ad un infortunio occorso ad un suo dipendente che stava posando cavi in fibra ottica. In particolare, durante la posa di un pozzetto con una gru, un lavoratore ha subito l’amputazione di due dita.

QUALI SONO STATE LE VIOLAZIONI ATTRIBUITE AL DATORE DI LAVORO?

Il Tribunale di Genova ha ricostruito in fase di processo che il personale presente in cantiere non aveva la formazione adatta ai sensi del D. Lgs. 81/08 per lo svolgimento dell’attività certamente pericolosa posta in essere, ovvero la formazione relativa all’utilizzo di specifico apparecchio di sollevamento e alle modalità corrette di configurazione dell’imbracatura che avrebbero potuto evitare l’infortunio. Infatti nel Piano Operativo di Sicurezza (POS) del cantiere non era richiamata alcuna documentazione relativa a tale formazione, né tantomeno ne aveva una copia il coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione (CSE), che solo in un secondo momento ha fatto pervenire la documentazione inviatagli dalla ditta esecutrice, da cui risultava che in nessuno degli eventi formativi organizzati dalla società erano però stati presenti i due lavoratori impiegati in quel cantiere.

Inoltre la sentenza di primo grado ha ricostruito che la cinghia utilizzata per il sollevamento del pozzetto era molto usurata e, successivamente all’infortunio, era stata sostituita da un’altra cinghia meno rovinata durante l’intervento dei soccorritori del 118, come dichiarato anche dal lavoratore infortunato.

ATTESTATO DI FORMAZIONE FALSO

Come se non bastasse la società ha fornito, in seguito alle richieste di documentazione, un attestato falso relativamente alla formazione del lavoratore che stava utilizzando la gru per la movimentazione del pozzetto, e che ha cagionato l’infortunio.

La falsità di tale attestato è poi stata dimostrata dagli accertamenti eseguiti presso la società che effettuava i corsi di formazione, risultando che il progressivo indicato nell’attestato riguardava un altro lavoratore ed un diverso corso di formazione.

ESIBIZIONE DI ATTESTATI FALSI: UNA BUGIA DALLE GAMBE CORTE…

Va detto che gli organi di controllo possono agevolmente verificare la validità e veridicità di un attestato, scoprendo i falsi, rivolgendosi direttamente agli enti di formazione: il nostro ente di formazione Vega Formazione riceve frequenti richieste di verifica da parte degli enti di controllo impegnati nelle loro attività di accertamento. Pertanto, l’esibizione di attestati falsi è un comportamento non solo rilevante ai fini della colpa, aggravante per il datore di lavoro ed eticamente scorretto, ma anche facilmente rilevabile con una semplice verifica.

Infatti, la Corte di Cassazione ha ritenuto il fatto di produrre un documento falso all’organo di vigilanza come rilevante al fine di negare le attenuanti all’imputato, in quanto denota un negativo giudizio sulla personalità dello stesso.

NORMATIVA SUL CORRETTO UTILIZZO DEGLI APPARECCHI DI SOLLEVAMENTO

Quanto successo rappresenta in pieno i rischi legati all’uso degli apparecchi di sollevamento. Le varie situazioni di rischio possono comportare infortuni sia per gli operatori addetti all’uso di queste attrezzature, che per gli altri lavoratori che operano negli stessi ambienti di lavoro.

I rischi possono essere relativi alle caratteristiche del mezzo, del carico trasportato, dell’ambiente in cui esso opera, nonché alle modalità di utilizzo.

Considerati i rischi associati all’impiego di tali apparecchi risulta quindi necessario formare, informare ed addestrare i lavoratori addetti al loro utilizzo, come anche previsto dal D.Lgs. 81/08, con particolare riferimento agli artt. 36, 37, 71, 73.

Per apparecchio di sollevamento si intende un apparecchio destinato ad effettuare un ciclo di sollevamento di un carico sospeso, tramite gancio o altro organo di presa (alcuni esempi sono il carroponte, l’autogru, i paranchi, le gru a bandiera, ecc.).

Come previsto dall’articolo 71, comma 7, del D.Lgs. 81/08 è il Datore di Lavoro che deve garantire che l’uso di tali attrezzature sia riservato ai soli lavoratori che abbiano ricevuto una informazione, formazione ed addestramento adeguati da tecnici qualificati.

 

L’uso di attestati falsi nella sicurezza sul lavoro è un problema serio che può avere conseguenze gravi per la salute e la sicurezza dei lavoratori. In molti paesi, l’ottenimento di un attestato di sicurezza sul lavoro è un requisito obbligatorio per svolgere determinati tipi di lavoro.

Purtroppo, alcune persone cercano di eludere questo requisito ottenendo attestati falsi. Ciò può essere fatto attraverso vari mezzi, come l’acquisto di attestati falsi online, la falsificazione di documenti o la frode durante gli esami di sicurezza sul lavoro.

L’uso di attestati falsi può portare a gravi conseguenze per i lavoratori e per l’azienda. I lavoratori che non hanno ricevuto la formazione adeguata sulla sicurezza sul lavoro sono più a rischio di subire incidenti sul lavoro, che possono portare a ferite o persino a morte. Inoltre, l’azienda che impiega lavoratori con attestati falsi rischia di subire sanzioni e multe dalle autorità competenti.

Per prevenire l’uso di attestati falsi, le aziende dovrebbero adottare misure rigorose per verificare l’autenticità degli attestati presentati dai propri dipendenti. Ciò può essere fatto attraverso la verifica dei documenti di formazione, la verifica delle competenze durante i colloqui di lavoro o l’organizzazione di corsi di formazione interni per i dipendenti.

Inoltre, le autorità competenti dovrebbero intensificare i controlli per prevenire la vendita di attestati falsi e per individuare e punire coloro che li utilizzano.

In conclusione, l’uso di attestati falsi nella sicurezza sul lavoro è un problema serio che richiede l’attenzione delle aziende e delle autorità competenti. Prevenire l’uso di attestati falsi è fondamentale per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori e per evitare sanzioni e multe per le aziende che non rispettano le norme sulla sicurezza sul lavoro.

 

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LA DELEGA DI FUNZIONI NELLA SICUREZZA SUL LAVORO http://www.safetybusiness.it/sic/la-delega-di-funzioni-nella-sicurezza-sul-lavoro/ Tue, 09 May 2023 11:19:07 +0000 http://www.safetybusiness.it/sic/?p=3836 La delega nell`ambito della sicurezza del lavoro è un istituto di origine giurisprudenziale, disciplinato per la prima volta dall`art 16, del D.Lgs 81. Si tratta di un atto formale attraverso cui il datore di lavoro trasferisce ad un altro soggetto i propri obblighi e poteri in materia di prevenzione, residuando comunque sul datore il dovere di vigilanza sull`attività esercitata dal delegato, attraverso un controllo volto a verificare la correttezza complessiva della gestione del rischio da parte del soggetto delegato.

I requisiti della delega di funzioni

Affinché la delega di funzioni possa ritenersi valida, l`art. 16, comma 1, 81/2008 individua una serie di limiti e condizioni che tale atto deve possedere.

Innanzitutto, la delega è ammessa purché:

  • sia formulata tramite un atto scritto;
  • rechi data certa;
  • il delegato possegga tutti i requisiti di professionalità ed esperienza richiesti dalla specifica natura delle funzioni delegate;
  • essa attribuisca al delegato tutti i poteri di organizzazione, gestione e controllo richiesti dalla specifica natura delle funzioni delegate;
  • essa attribuisca al delegato l`autonomia di spesa necessaria allo svolgimento delle funzioni delegate;
  • il delegato la accetti per iscritto.

Si tratta di un atto giuridico avente la natura di negozio bilaterale.

Comunicazione della delega

Alla delega dev`essere data adeguata e tempestiva pubblicità, tale requisito, insieme alla forma scritta, mira a realizzare esigenze di certezza del diritto ed evitare la formulazione di deleghe tardive o di comodo. La norma non specifica le modalità con la quale deve essere effettuata la pubblicità; tuttavia, si ritiene necessario un atto idoneo a far conoscere la delega a tutti i dipendenti, ad esempio, mediante l`affissione in bacheca o l`emanazione di circolari interne.

Requisiti del delegato

Il delegato deve possedere tutti i requisiti soggettivi di professionalità ed esperienza richiesti dalla particolare natura delle attività delegate, in tal modo viene recepito l`orientamento giurisprudenziale che riconosce in capo al datore un`ipotesi di culpa in eligendo, qualora deleghi un soggetto non idoneo a svolgere determinate funzioni. Peraltro, secondo un orientamento giurisprudenziale, l`idoneità professionale deve essere valutata in concreto, avendo riguardo a una dimostrata competenza, piuttosto che alla mera qualifica. Nell`ipotesi in cui il delegato non dovesse possedere le competenze necessarie per assolvere correttamente ai compiti oggetto delle delega, sarà comunque tenuto a rispondere dell`eventuale inadempimento degli obblighi di prevenzione, per aver accettato la delega pur non avendo i requisiti professionali adeguati.

 

Poteri del delegato e autonomia di spesa

La delega deve attribuire al delegato i necessari poteri di organizzazione, gestione e controllo, richiesti dalla specifica natura delle funzioni delegate, e inoltre, l`autonomia di spesa necessaria. La delega per produrre i suoi effetti deve garantire in concreto al delegato i mezzi finanziari sufficienti a porre in essere le misure di prevenzione previste.

La subdelega

È prevista la possibilità per il delegato di subdelegare delle specifiche funzioni, purché ciò avvenga previa intesa con il datore di lavoro e con i medesimi requisiti previsti per la delega. Al fine di evitare casi di deleghe a “cascata”, con conseguente sviamento delle responsabilità, non è ammessa per il subdelegato un`ulteriore delega. La subdelega non fa venir meno in capo al subdelegante l`obbligo di vigilanza; mentre in capo al datore di lavoro residua una responsabilità per culpa in eligendo rispetto al subdelegato e di omessa vigilanza con riferimento al subdelegante.

Delega irregolare e responsabilità

Occorre precisare che qualora un soggetto eserciti dei poteri datoriali senza una precedente investitura o a seguito di una delega irregolare è comunque responsabile, cumulativamente al datore di lavoro, in virtù dell`applicazione del principio di effettività, sancito dall’art. 299 D.lgs. n. 81/2008.

Obblighi del datore di lavoro non delegabili

Come previsto dall’art. 17 del D.lgs. 81/08, il datore di lavoro non può delegare le seguenti attività:

  • la valutazione di tutti i rischi con la conseguente elaborazione del documento previsto dall`articolo 28 del D. 81/08;
  • la designazione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi (RSPP).

L`obbligo di vigilanza sul delegato

L`attività di vigilanza del datore di lavoro «… non può avere per oggetto la concreta, minuta conformazione delle singole lavorazioni – che la legge affida al garante – concernendo, invece, la correttezza della complessiva gestione del rischio da parte del delegato. Ne consegue che l`obbligo di vigilanza del delegante è distinto da quello del delegato – al quale vengono trasferite le competenze afferenti alla gestione del rischio lavorativo – e non impone il controllo, momento per momento, delle modalità di svolgimento delle singole lavorazioni»

Conclusioni

La delega di funzioni nella sicurezza sul lavoro è uno strumento essenziale per garantire un ambiente di lavoro sicuro e responsabile. Attraverso una delega efficace, è possibile distribuire le responsabilità tra i vari livelli dell’organizzazione, migliorare la comunicazione e garantire la continuità delle attività lavorative. Tuttavia, è importante seguire i principi sopra descritti per garantire una delega di funzioni efficace e responsabile.In conclusione, le aziende che adottano un approccio strutturato alla delega di funzioni nella sicurezza sul lavoro saranno meglio posizionate per proteggere il benessere dei lavoratori e garantire il successo a lungo termine. La sicurezza sul lavoro è un investimento che paga dividendi in termini di soddisfazione dei lavoratori, riduzione dei rischi e miglioramento delle performance aziendali.

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Cassetta di Primo Soccorso e Pacchetto di Medicazione: contenuto e utilizzo in azienda http://www.safetybusiness.it/sic/cassetta-di-primo-soccorso-e-pacchetto-di-medicazione-contenuto-e-utilizzo-in-azienda/ Tue, 09 May 2023 11:09:28 +0000 http://www.safetybusiness.it/sic/?p=3833 Dopo aver visto come organizzare il servizio di primo soccorso in azienda, la figura dell’addetto al primo soccorso e la sua formazione, passiamo ora agli strumenti del primo soccorso: la cassetta di primo soccorso e il pacchetto di medicazione.

Questi presidi “Cassetta del Primo Soccorso” e “Pacchetto di Medicazione” sono previsti nel D.lgs. n.81/2008 (Testo unico di Salute e Sicurezza) che li definisce come “attrezzature di primo soccorso” (art.45) e lascia però la definizione delle loro caratteristiche e del loro contenuto al DM 388/2003, la norma di riferimento sul Primo Soccorso in azienda.

Vediamo di seguito qual è il contenuto delle attrezzature di primo soccorso, come gestirle e quando prevederle anche con riferimento ai lavoratori isolati, che con gli anni hanno dettagliato alcuni aspetti legati al loro utilizzo.

Strumenti di primo soccorso: la normativa ed i riferimenti.

In base all’Articolo 45 del Testo Unico di Sicurezza (Primo soccorso) il Datore di Lavoro deve prendere i provvedimenti necessari in materia di primo soccorso e di assistenza medica di emergenza: il Testo unico però rimanda la definizione delle caratteristiche minime delle attrezzature di primo soccorso al decreto ministeriale 15 luglio 2003, D.M. 388/2003 che prevede che le aziende o le unità produttive siano classificate:

  • nei gruppi A e B e allora devono disporre di una cassetta di primo soccorso;
  • nel gruppo C invece devono disporre di un pacchetto di medicazione.

 

  • Gruppo A: comprende le aziende a rischio rilevante (ad esempio le centrali termoelettriche), le aziende con oltre cinque lavoratori appartenenti o riconducibili ai gruppi tariffari INAIL con indice infortunistico di inabilità permanente superiore a quattro e le aziende o unità produttive con oltre cinque lavoratori a tempo indeterminato del comparto dell’agricoltura;
  • Gruppo B: comprende le aziende con tre o più lavoratori che non rientrano nel gruppo A;
  • Gruppo C: comprende le aziende con meno di tre lavoratori che non rientrano nel gruppo A.

 

Attrezzature di primo soccorso

I contenuti minimi di tali presidi sono indicati negli allegati 1 e 2 del DM388/2003. Nel Decreto si legge anche che il contenuto minimo della cassetta di pronto soccorso e del pacchetto di medicazione potrà essere aggiornato con decreto dei Ministri della salute e del lavoro e delle politiche sociali tenendo conto dell’evoluzione tecnico-scientifica.

Allegato 1 – Contenuto minimo della cassetta di pronto soccorso

  • Guanti sterili monouso (5 paia)
  • Visiera paraschizzi
  • Flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10% di iodio da 1 litro
  • Flaconi di soluzione fisiologica (sodio cloruro – 0,9%) da 500 ml (3)
  • Compresse di garza sterile 10 x 10 in buste singole (10)
  • Compressa di garza sterile 18 x 40 in buste singole
  • Teli sterili monouso
  • Pinzette da medicazione sterili monouso
  • Confezione di rete elastica di misura media
  • Confezione di cotone idrofilo
  • Confezioni di cerotti di varie misure pronti all`uso
  • Rotoli di cerotto alto cm 2,5
  • Un paio di forbici
  • Lacci emostatici (3)
  • Ghiaccio pronto uso (due confezioni)
  • Sacchetti monouso per la raccolta di rifiuti sanitari
  • Termometro
  • Apparecchio per la misurazione della pressione arteriosa.

ALLEGATO 2 – Contenuto minimo del pacchetto di medicazione

  • Guanti sterili monouso (2 paia)
  • Flacone di soluzione cutanea di iodiopovidone al 10% di iodio da 125 ml
  • Flaconi di soluzione fisiologica (sodio cloruro – 0,9%) da 250 ml (3)
  • Compresse di garza sterile 10 x 10 in buste singole (3)
  • Compressa di garza sterile 18 x 40 in buste singole
  • Pinzette da medicazione sterili monouso
  • Confezione di cotone idrofilo
  • Confezioni di cerotti di varie misure pronti all`uso
  • Rotoli di cerotto alto cm 2,5
  • Rotolo di benda orlata alta cm 10
  • Un paio di forbici
  • Un laccio emostatico
  • Confezione di ghiaccio pronto uso
  • Sacchetti monouso per la raccolta di rifiuti sanitari
  • Istruzioni sul modo di usare i presidi suddetti e di prestare i primi soccorsi in
  • attesa del servizio di emergenza.

Gestione delle cassette di primo soccorso e dei pacchetti di medicazione

Le cassette di primo soccorso ed i pacchetti di medicazione devono essere:

  • costituite da contenitori opportunamente contrassegnati, lavabili, chiusi e facilmente apribili, trasportabili, atti a contenere e conservare i presidi previsti;
  • custoditi in un luogo facilmente accessibile e segnalato con apposita segnaletica, della cui ubicazione deve essere data informazione ai lavoratori, unitamente alla indicazione dei nominativi del personale addetto al pronto soccorso.

Accesso al materiale di primo soccorso:

Il materiale di primo soccorso dovrà inoltre essere disponibile in tutti i luoghi in cui le condizioni di lavoro lo richiedano, ed ubicato in modo da essere facilmente accessibile ed individuabile tramite apposita segnaletica. Il datore di lavoro dovrà garantire la presenza di:

  • una cassetta di primo soccorso per il gruppo A e B
  • un pacchetto di medicazione per il gruppo C.

Questi presidi vanno tenuti presso ciascun luogo di lavoro, insieme ad un mezzo di comunicazione idoneo ad attivare rapidamente il sistema di emergenza del Servizio Sanitario Nazionale.

Lavoratori isolati

Cosa fare se un lavoratore risulta isolato cioè lavora da solo in zona non visibile o non facilmente raggiungibile dagli addetti al primo soccorso?

In questo caso, in base alla valutazione dei rischi, più che fornire un pacchetto di medicazione (che se il lavoratore si sente male, per esempio per un infarto, non gli serve a nulla), sarà utile valutare strumenti di allerta, come mezzi di comunicazione idonei ad attivare rapidamente l’emergenza. Per esempio sono ormai diffusi sistemi di rilevamento “uomo a terra” o “uomo-morto” che inviano un allarme ad una centrale, piuttosto che ad un responsabile in condizioni di emergenza definiti. Per esempio possono dare l’allarme se rilevano (una volta indossato dall’operatore) che il lavoratore risulta in posizione orizzontale invece che verticale. La tecnologia con cui sono fatti è la stessa degli smartphone, per cui possono essere programmati e sfruttati con minima spesa, ma un vantaggio operativo molto importante per i tempi di intervento in caso di malessere.

 

Conclusioni:

Dall’esperienza, spesso le cassette di medicazione vengono gestite in due modi:

  1. Nessuno le controlla e quando serve qualcosa manca sempre tutto
  2. Vengono controllate regolarmente, ma spesso viene buttato via ciò che non è più sterile (ci sono delle scadenze da rispettare)

Tra le due situazioni preferisco la seconda: meglio buttar via disinfettante o fisiologica scaduta, piuttosto di averne bisogno e trovare la cassetta vuota. Inoltre, con un po’ di pianificazione, si può ridurre al minimo lo spreco, basta un po’ di buona volontà

 

Ai posteri l’ardua sentenza

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Donne al lavoro: dati e statistiche su infortuni e malattie professionali nel 2021 e 2022 http://www.safetybusiness.it/sic/donne-al-lavoro-dati-e-statistiche-su-infortuni-e-malattie-professionali-nel-2021-e-2022/ Mon, 08 May 2023 13:30:33 +0000 http://www.safetybusiness.it/sic/?p=3828 Infortuni e malattie professionali 2023: Open data INAIL

Il nuovo numero del periodico statistico Dati Inail analizza l’andamento delle malattie e degli infortuni lavoro-correlati in ottica di genere

I dati si riferiscono in particolare al 2021: sono 205mila infortuni denunciati dalle lavoratrici, di cui

  • l’80% in occasione di lavoro(la quasi totalità senza mezzo di trasporto)
  • il restante 20% in itinere (due terzi con mezzo di trasporto).

Infortunio in itinere al femminile: dati in diminuzione

Il numero delle infortunate durante il tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il luogo di lavoro

  • nel 2021 risulta di poco inferiore a quello degli uomini (40.909 casi contro 43.434),
  • nel triennio 2017-2019, il numero di infortunate aveva superato gli infortunati attestandosi sul trend del quinquennio (mediamente 21% contro 11%)

Per i casi mortali in itinere questo rapporto è risultato sempre più alto per la componente femminile rispetto a quella maschile (mediamente 40% contro 21%).

Infortuni ed età media

Nel 2021 l’età media all’infortunio per le lavoratrici è di 42 anni (40 per i lavoratori) e la classe di età che racchiude il maggior numero di casi è quella compresa tra i 50 e i 59 anni (59.257), seguita dalla fascia

  • dai 40 ai 49 (46.714) e
  • dai 30 ai 39 (31.897).

Nel corso del quinquennio 2017-2021 l’incidenza degli infortuni delle over 59enni è passata dal 7,6% al 9,5% ed è proprio questa fascia ad aver registrato nel 2021 un terzo dei casi mortali delle donne (49 su 148), 24 dei quali hanno riguardato le lavoratrici di età compresa tra i 60 e i 64 anni. Seguono

  • la classe 50-54 anni, con 31 decessi,
  • quella 55-59 anni, con 23 (erano 54 nel 2020).

Età media di decessi di lavoratrici nel 2021

L’età media al decesso per le donne è pari a 53 anni, due in più rispetto a quella degli uomini (51).

I 148 casi mortali femminili segnalati all’Inail nel 2021 sono

  • 44 in meno rispetto ai 192 registrati l’anno precedente
  • 34 in più rispetto al 2017, con un incremento di circa il 30% che è quasi il doppio rispetto al +17,3% rilevato per gli uomini.

Infortuni da Sars-Cov-2: i dati INAIL 2021

Secondo i Dati INAIL, su 315.055 infortuni sul lavoro da Sars-CoV-2 denunciati all’Istituto dall’inizio della pandemia alla data del 31 dicembre 2022,

  • ben 215.487,
  • pari a poco meno di sette contagi su 10, sono femminili, una percentuale molto superiore rispetto a quella rilevata per le denunce in complesso, per le quali la quota di infortuni delle donne è mediamente del 40%.

Questo perché, spiega INAIL, le donne sono occupate in settori produttivi nei quali il virus si è particolarmente diffuso, a partire dall’ambito sanitario e da molte attività che vi gravitano attorno, come la pulizia degli ambienti ospedalieri, e da professioni in cui è richiesto un contatto prolungato con gli utenti, come le operatrici allo sportello, le commesse o le insegnanti.

Le vittime femminili da contagio sono invece 154 su 891 e rappresentano il 17,3% del totale, una quota più in linea con quella sul complesso delle morti sul lavoro, mediamente pari all’11%.

Lavoratrici e malattie professionali: dati 2021

INAIL riporta che le malattie professionali denunciate dalle lavoratrici nel 2021 sono state 14.878,

  • 2.817 in più rispetto all’anno precedente (+23,4%)
  •  pari al 27% delle 55.202 tecnopatie denunciate nel complesso.

Quali sono i settori nei quali le donne sviluppano maggiormente patologie professionali?

  • Il 77,5% delle patologie denunciate dalle lavoratrici nel 2021 è concentrato nella gestione Industria e servizi (contro l’84,4% di quelle dei lavoratori),
  • il 20,6% in Agricoltura
  • il restante 1,9% nel Conto Stato.

Spiega INAIL:  la quasi totalità delle denunce (70%) degli uomini si concentra nelle attività industriali, come quelle manifatturiere e delle costruzioni. Per le donne accade il contrario, con il 64% dei casi nei settori dei servizi (sanità e commercio i principali) e il restante 36% nelle attività industriali.

Quali sono le tipologie di malattie professionali più frequenti?

Nel 2021 a colpire i lavoratori nel complesso sono state soprattutto le malattie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, che insieme a quelle del sistema nervoso raggiungono l’82% del totale delle denunce.

Negli uomini tali patologie ricorrono nel 78% delle denunce dei lavoratori e sale al 92% tra le lavoratrici (13.705 delle 14.878 denunce femminili complessive.

Dossier Donna 2023: i casi di infortunio fra 2021 e 2022

Il Dossier Donna 2023, la tradizionale pubblicazione di INAIL che fa il punto sull’andamento del fenomeno infortunistico e tecnopatico per le donne lavoratrici parte dai dati della Consulenza statistico attuariale (Csa) dell’Inail che ha analizzato i dati mensili del periodo gennaio-dicembre 2021-2022, rilevati al 31 dicembre di ciascun anno, e quelli annuali del quinquennio 2017-2021, rilevati al 31 ottobre 2022.

Il  confronto tra il 2021 e il 2022 richiede molta prudenza, spiegano le due autrici,  in quanto i dati sono ancora provvisori e anche perché l’emergenza sanitaria  da Covid-19 ne ha fortemente condizionato l’andamento infortunistico.

Lavoratrici e denunce di infortunio mortale

Nel Dossier spicca un riferimento alle denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto entro il dicembre 20221.090 denunce, 131 in meno rispetto alle 1.221 registrate nel 2021 (-10,7%), sintesi di un decremento delle denunce osservato in tutti i mesi del quadrimestre gennaio-aprile (-33,8%) e di un incremento complessivo nel periodo maggio-dicembre (+7,1%).

Infortuni in itinere nel 2022 – dati provvisori

In base ai dati “provvisori” forniti da INAIL nel 2022 per la popolazione lavoratrice femminile:

  • casi di infortunio avvenuti in occasione di lavoro sono scesi da 973 a 790 (-18,8%)
  • quelli in itinere sono aumentati del 21,0%

Si tratta di dati “provvisori” si spiega nel Dossier, che evidenziano un decremento nel 2022 rispetto al 2021 solo dei), per il notevole minor peso delle morti da Covid-19. Per un confronto più corretto e puntuale, anche in ottica di genere, occorrerà aspettare la Relazione annuale dell’Istituto di metà anno, che riporterà gli open data annuali anche del biennio 2021-2022, più consolidati rispetto a quelli mensili, con l’aggiornamento al 30 aprile 2023.

Conclusioni:

Nonostante le sfide e le barriere che le donne continuano ad affrontare nel mondo del lavoro, ci sono anche molte opportunità per loro di contribuire all’economia globale e al progresso sociale. Per garantire un futuro più equo e inclusivo, è essenziale promuovere politiche e iniziative che favoriscano l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne in tutti gli aspetti del lavoro.

Questo include l’eliminazione della disparità salariale, la lotta agli stereotipi di genere e la promozione della conciliazione tra lavoro e vita privata. Inoltre, l’investimento in settori emergenti e nuove competenze può aiutare a creare nuove opportunità per le donne e ridurre le disuguaglianze esistenti. In conclusione, è fondamentale che sia il settore pubblico che quello privato si impegnino a promuovere l’uguaglianza di genere e a valorizzare il contributo delle donne nel mondo del lavoro.

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COME OTTENERE UN RISPARMIO IDRICO UTILIZZANDO LE NUOVE TECNOLOGIE IN AGRICOLTURA http://www.safetybusiness.it/sic/come-ottenere-un-risparmio-idrico-utilizzando-le-nuove-tecnologie-in-agricoltura/ Thu, 04 May 2023 12:54:38 +0000 http://www.safetybusiness.it/sic/?p=3824 L’agricoltura è una delle principali attività umane che richiedono una grande quantità di acqua. Tuttavia, la crescente domanda di acqua e i cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova le risorse idriche disponibili. Il risparmio idrico in agricoltura è quindi diventato una priorità per garantire la sostenibilità dell’agricoltura e la conservazione delle risorse idriche. In questo articolo, esploreremo le strategie di risparmio idrico in agricoltura e il loro impatto sull’ambiente.

 

Strategie di risparmio idrico in agricoltura

 

Ci sono diverse strategie di risparmio idrico che possono essere adottate in agricoltura, tra cui:

 

  1. Irrigazione a goccia: questa tecnica consiste nell’irrigare le colture con un sistema di tubi forati che rilasciano l’acqua direttamente alle radici delle piante. Ciò riduce la quantità di acqua utilizzata poiché l’acqua viene fornita direttamente alle piante senza sprechi.

 

  1. Irrigazione a pioggia: questa tecnica consiste nell’irrigare le colture con un sistema di irrigazione che simula la pioggia. L’acqua viene spruzzata sulle piante attraverso ugelli appositamente progettati per rilasciare l’acqua in modo uniforme. Questa tecnica riduce la quantità di acqua utilizzata poiché l’acqua viene spruzzata solo sulle piante e non sul terreno circostante.

 

  1. Coltivazione a secco: questa tecnica consiste nel coltivare le piante senza irrigazione. Le piante vengono selezionate in base alla loro resistenza alla siccità e alla capacità di sopravvivere in condizioni di scarsa acqua. Questo metodo richiede una pianificazione attenta delle colture e può essere utilizzato solo in aree con piogge sufficienti.

 

  1. Irrigazione notturna: questa tecnica consiste nell’irrigare le colture di notte quando l’evaporazione è ridotta. Ciò significa che l’acqua viene assorbita dalle piante più efficientemente e riduce la quantità di acqua persa per evaporazione.

 

  1. Tecnologia di precisione: questa tecnica consiste nell’utilizzo di sensori e strumenti di monitoraggio per misurare la quantità di acqua necessaria per le piante. Ciò significa che l’acqua viene fornita solo quando necessario e in quantità precise, riducendo gli sprechi.

 

Strategie di risparmio idrico per il benessere degli animali e dell’ambiente

L’acqua è un bene talmente prezioso che il futuro nel settore dell’allevamento degli animali non può non essere eco-sostenibile. Fortunatamente le aziende operanti in questo settore sembrano rispondere bene a questo input, e sempre più spesso vengono diffuse notizie su nuove tecnologie che potranno aiutare a ridurre i consumi garantendo al contempo il benessere degli animali e dell’ambiente.
Tra queste troviamo:

  • asportatori mobili di deiezioni, che permettono di mantenere le stalle più pulite riducendo il fabbisogno di acqua per lavare;
  • sistemi di raffrescamento intelligenti che utilizzano meno acqua mantenendo o aumentando il benessere dell’animale;
  • apparecchiature che forniscono para- metri aggiornati in tempo reale su come e quanto annaffiare le colture utilizzate per il nutrimento del bestiame;
  • impianti di desalinizzazione per l’uso dell’acqua salata in irrigazione, permettendo con sistemi a circuito chiuso di risparmiare sull’acqua dolce.
  • tecniche di “precision feeding Management” (PFM) ovvero alimentazione di precisione che da un lato offre una dieta equilibrata degli animali ed allo stesso tempo si aumenta la protezione delle acque superficiali, puntando alla riduzione della presenza di azoto, fosforo e metalli pesanti.

In definitiva esistono delle buone prassi e tecnologie avanzate per il risparmio in questo settore, di cui l’Italia è un esempio, e che può anche essere esportato verso paesi ad alto impatto idrico.

 

Impatto ambientale del risparmio idrico in agricoltura

 

Il risparmio idrico in agricoltura ha un impatto significativo sull’ambiente. L’uso sostenibile delle risorse idriche riduce la pressione sulle fonti idriche e aiuta a preservare gli ecosistemi acquatici. Ciò significa che gli animali e le piante che dipendono dall’acqua come habitat naturale possono continuare a prosperare.

 

Inoltre, il risparmio idrico in agricoltura può anche ridurre l’impatto del cambiamento climatico. La riduzione delle emissioni di gas serra e la preservazione degli ecosistemi sono due obiettivi importanti nella lotta contro il cambiamento climatico. Il risparmio idrico in agricoltura contribuisce a entrambi gli obiettivi.

 

Infine, il risparmio idrico in agricoltura può anche migliorare la qualità dell’aria e del suolo. L’irrigazione eccessiva può causare l’erosione del suolo e il fenomeno dell’acqua stagnante, che può aumentare la presenza di agenti inquinanti nell’aria. Riducendo la quantità di acqua utilizzata, si riduce anche la quantità di acqua che può causare l’erosione del suolo e la stagnazione dell’acqua.

 

Conclusioni

 

Il risparmio idrico in agricoltura è una priorità per garantire la sostenibilità dell’agricoltura e la conservazione delle risorse idriche. Ci sono diverse strategie di risparmio idrico che possono essere adottate in agricoltura, tra cui l’irrigazione a goccia, l’irrigazione a pioggia, la coltivazione a secco, l’irrigazione notturna e la tecnologia di precisione. Il risparmio idrico in agricoltura ha un impatto significativo sull’ambiente, contribuendo alla preservazione degli ecosistemi acquatici, alla riduzione delle emissioni di gas serra e al miglioramento della qualità dell’aria e del suolo.

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LA FESTA DEI LAVORATORI: STORIA E SIGNIFICATO DEL 1° MAGGIO http://www.safetybusiness.it/sic/la-festa-dei-lavoratori-storia-e-significato-del-1-maggio/ Thu, 04 May 2023 10:34:29 +0000 http://www.safetybusiness.it/sic/?p=3821 Introduzione

 

Il 1° Maggio, conosciuto anche come Festa dei Lavoratori o Primo Maggio, è una celebrazione internazionale che onora i contributi dei lavoratori e delle lavoratrici alla società e all’economia. Questa festa ha radici storiche profonde e continua a svolgere un ruolo importante nelle lotte per i diritti dei lavoratori e la giustizia sociale in tutto il mondo.

 

Origini storiche

 

Le origini della Festa dei Lavoratori risalgono al XIX secolo, un periodo di grande cambiamento e progresso industriale in molte parti del mondo. La rivoluzione industriale aveva portato a un aumento della meccanizzazione e della produzione su larga scala, ma aveva anche creato condizioni di lavoro difficili e spesso pericolose per molti lavoratori.

 

Alla fine del XIX secolo, i lavoratori iniziarono a unirsi e a organizzarsi per rivendicare salari più equi, orari di lavoro più ragionevoli e condizioni di lavoro più sicure. Una delle principali questioni affrontate dai lavoratori dell’epoca era la giornata lavorativa di otto ore, che divenne uno degli obiettivi principali delle organizzazioni sindacali.

 

La connessione con l’Haymarket Affair

 

Uno degli eventi chiave nella storia del 1° Maggio è l’Haymarket Affair, avvenuto a Chicago il 4 maggio 1886. Questo tragico episodio ebbe luogo durante una manifestazione pacifica a sostegno dei lavoratori che chiedevano la giornata lavorativa di otto ore.

 

La protesta degenerò in violenza quando una bomba fu lanciata verso la polizia, che rispose sparando sulla folla. Numerosi manifestanti e poliziotti rimasero uccisi o feriti, e l’evento fu ampiamente condannato dalla stampa e dall’opinione pubblica.

 

In seguito all’Haymarket Affair, otto attivisti anarchici furono arrestati e condannati con accuse discutibili. Quattro di loro furono impiccati, uno morì in prigione e gli altri tre furono condannati a pene detentive.

 

La nascita del 1° Maggio come Festa dei Lavoratori

 

Nel 1889, durante il primo congresso della Seconda Internazionale (un’organizzazione di partiti socialisti e laburisti), fu proposta l’istituzione di una giornata internazionale di lotta per gli operai e le operaie. Fu scelto il 1° maggio come data per questa celebrazione, in memoria dell’Haymarket Affair e delle lotte dei lavoratori per ottenere condizioni di lavoro più eque e sicure.

 

Da allora, la Festa dei Lavoratori è stata celebrata in molti paesi del mondo, con manifestazioni, sfilate e discorsi che sottolineano l’importanza del lavoro e dei diritti dei lavoratori.

 

Il 1° Maggio nel mondo

 

La Festa dei Lavoratori è celebrata in molti paesi del mondo, anche se le tradizioni e le modalità di celebrazione possono variare a seconda delle diverse culture e contesti politici.

 

Europa

 

Nei paesi europei, il 1° Maggio è spesso un giorno festivo e viene celebrato con sfilate, manifestazioni e incontri pubblici. In alcuni paesi, come l’Italia, la Festa dei Lavoratori è anche un’occasione per organizzare concerti e altri eventi culturali.

 

Stati Uniti e Canada

 

Negli Stati Uniti e in Canada, la Festa dei Lavoratori non viene celebrata il 1° Maggio, ma il primo lunedì di settembre. Tuttavia, la storia e il significato della celebrazione sono simili a quelli del 1° Maggio nel resto del mondo. In questi paesi, la Festa del Lavoro è un giorno festivo dedicato a celebrare i contributi dei lavoratori e delle lavoratrici alla società e all’economia.

 

Asia e Africa

 

Anche in Asia e Africa, la Festa dei Lavoratori viene celebrata in diversi paesi, con manifestazioni e sfilate che mettono in luce le sfide e le lotte dei lavoratori locali e internazionali. In Cina, ad esempio, il 1° Maggio è un giorno festivo chiamato “Giorno del Lavoro” e viene celebrato con eventi e attività in tutto il paese. In molti paesi africani, come il Kenya e il Ghana, il 1° Maggio è un giorno festivo in cui si tengono parate e discorsi per onorare i lavoratori e sottolineare l’importanza dei diritti dei lavoratori.

 

Significato e importanza del 1° Maggio oggi

 

Sebbene le condizioni di lavoro siano migliorate in molti paesi rispetto all’epoca della rivoluzione industriale, la Festa dei Lavoratori rimane un’importante occasione per riflettere sulle sfide che i lavoratori continuano ad affrontare e per promuovere la lotta per i diritti dei lavoratori e la giustizia sociale.

 

Alcune delle questioni chiave affrontate dai lavoratori nel XXI secolo includono la precarietà del lavoro, l’erosione dei diritti dei lavoratori, la disuguaglianza salariale e la discriminazione sul posto di lavoro. La Festa dei Lavoratori offre un’opportunità per riconoscere questi problemi e sottolineare l’importanza della solidarietà e dell’azione collettiva nella lotta per un futuro più giusto e equo per tutti i lavoratori.

 

 

Conclusione

 

La Festa dei Lavoratori del 1° Maggio è una celebrazione internazionale che onora i contributi dei lavoratori e delle lavoratrici alla società e all’economia, con radici storiche profonde nel XIX secolo e nell’Haymarket Affair. Oggi, il 1° Maggio è celebrato in molti paesi del mondo con manifestazioni, sfilate e discorsi che sottolineano l’importanza del lavoro e dei diritti dei lavoratori.

 

Sebbene le condizioni di lavoro siano migliorate nel corso degli anni, la Festa dei Lavoratori rimane un momento cruciale per riflettere sulle sfide che i lavoratori continuano ad affrontare e per promuovere la lotta per i diritti dei lavoratori e la giustizia sociale. In un mondo in continua evoluzione, il 1° Maggio ci ricorda l’importanza della solidarietà e dell’azione collettiva nella creazione di un futuro più equo e giusto per tutti.

 

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SICUREZZA SUL LAVORO, SCOPERTE 666 IRREGOLARITÀ AL GIORNO. IL GENERALE BANDIERA: «È UNA QUESTIONE CULTURALE» http://www.safetybusiness.it/sic/sicurezza-sul-lavoro-scoperte-666-irregolarita-al-giorno-il-generale-bandiera-e-una-questione-culturale/ Tue, 18 Apr 2023 15:42:26 +0000 http://www.safetybusiness.it/sic/?p=3814 Fra le oltre 12mila violazioni in materia di salute e sicurezza sul posto di lavoro invece spiccano quelle nel settore costruzioni .

Secondo il generale Bandiera dell’Arma dei Carabinieri, «è fondamentale promuovere la cultura della sicurezza ed eliminare la piaga della mancanza di formazione dei lavoratori che è purtroppo quasi sempre alla base degli incidenti anche mortali sui quali indaghiamo. Di conseguenza è fondamentale anche la prevenzione: fra i nostri compiti c’è quello di individuare carenze di questo genere e sospendere immediatamente l’attività lavorativa fino a quando il datore di lavoro non si mette in regola per proteggere i suoi dipendenti».

Nel corso delle loro ispezioni i carabinieri dell’Ispettorato del lavoro scoprono «almeno il 10 per cento di lavoratori in nero – sottolinea ancora l’alto ufficiale – che devono essere messi in regola. Spesso ci troviamo di fronte a lavoratori senza dotazioni di sicurezza, ma anche a imprenditori che sfruttano la manodopera clandestina e straniera: persone che nemmeno parlano la nostra lingua, senza alcuna formazione, sottopagate con retribuzioni minime, costrette a dormire in luoghi con precarie condizioni igienico-sanitarie».

«Spesso dietro scopriamo il traffico di esseri umani, la riduzione in schiavitù, l’azione di gruppi legati alla malavita, anche organizzata, che approfittano delle condizioni di bisogno di chi non può reagire», spiega ancora il generale Bandiera secondo il quale «lo scenario è molto più complesso perché la sicurezza sul lavoro coinvolge qualsiasi settore. Basti pensare ai nostri controlli alle strutture ricettive, in bar e ristoranti, ma anche nelle discoteche. E ancora con le attività investigative abbiamo identificato persone che truffavano l’Inps e altre che evadevano i contributi previdenziali».

 

Conclusioni

Diventa importante nelle nostre aziende fare attenzione al rispetto delle regole imposte dalla normativa, anche solo per garantire che il personale ispettivo come i nostri Carabinieri possa concentrarsi su temi come quelli sopra, sicuramente importanti per tutti.

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Sicurezza sul lavoro e Salute nei luoghi di lavoro post-pandemia http://www.safetybusiness.it/sic/sicurezza-sul-lavoro-e-salute-nei-luoghi-di-lavoro-post-pandemia/ Tue, 18 Apr 2023 15:33:38 +0000 http://www.safetybusiness.it/sic/?p=3811 La pandemia di Covid-19 ha avuto un impatto significativo sulla sicurezza e la salute sul lavoro a vari livelli. In primo luogo, la situazione pandemica comportava rischi per la salute dei lavoratori. I luoghi di lavoro sono stati fonte di preoccupazione per i contagi durante la pandemia, che ha portato la maggior parte dei governi europei a ordinare ai lavoratori che potevano lavorare da casa di non andare al solito posto di lavoro. Inoltre, i lavoratori sono stati stressati dalla situazione generale di emergenza, dai blocchi forzati e dall’aumento delle richieste e della pressione lavorativa, che sono associati a problemi di salute mentale.

In secondo luogo, la crisi ha sottolineato l’importanza di un’efficace gestione della sicurezza e della salute sul lavoro in quanto la pandemia ha contribuito a cambiare il modo in cui i lavoratori percepiscono la sicurezza e la salute sul lavoro, l’importanza che attribuiscono al sentirsi protetti e sicuri sul lavoro e ha avuto un impatto significativo sulla sicurezza e la salute sul lavoro a vari livelli.

 

Il documento «OSH Pulse – Sicurezza e salute sul lavoro dopo la pandemia» presenta i risultati di un’indagine commissionata dall’EU-OSHA con l’obiettivo di ottenere informazioni sullo stato della sicurezza e della salute sul lavoro dopo la pandemia.

L’indagine è stata commissione da Eu-Osha a Flash Eurobarometer – OSH Pulse, è stata condotta dal 25 aprile al 23 maggio 2022 e ha coinvolto tramite interviste telefoniche 27.250 lavoratori dipendenti in tutti gli Stati UE più Islanda e Norvegia.

I risultati fanno luce sui fattori di stress per la salute psicofisica dei lavoratori e sulle misure di sicurezza e salute sul lavoro realizzate nell’ambiente lavorativo.

Parlare di salute mentale non è più tabù, infatti, secondo il 50% dei lavoratori, la pandemia ha reso più facile parlarne al lavoro. Tuttavia, non tutti i lavoratori si sentono a proprio agio nel parlare di come si sentono. Mentre il 59% ha dichiarato di sentirsi a proprio agio nel parlare della propria salute mentale al rispettivo superiore diretto o supervisore, il 50% teme che rivelare un problema di salute mentale possa incidere negativamente sulla propria carriera.

Ad esempio, il 60% degli intervistati che lavorano in aziende con un punteggio basso nell’indice della cultura della prevenzione dichiara di dover affrontare una forte pressione sul tempo di produzione e un sovraccarico di lavoro, rispetto al 41% degli intervistati che lavorano in aziende con un’elevata cultura della prevenzione.

L’indagine prosegue con l’analizzare come l’impatto della pandemia abbia inciso sullo stress e la salute mentale dei lavoratori, più di quattro intervistati su dieci in tutta l’UE concordano sul fatto che il loro stress lavorativo è aumentato a causa della pandemia di COVID-19.

Nelle piccole e medie imprese ancora oggi è difficile parlare di stress lavoro correlato. Pur essendo un problema da affrontare già dal 2004 risulta di difficile interpretazione. Fino a che punto un lavoratore è sovraccarico mentalmente? Dove è il limite per identificare chi se ne approfitta per fare meno di quel che deve? Quali parametri bisogna valutare per capire quanto incide l’organizzazione del lavoro sullo stress psicofisico?

Spesso sento dire che le riunioni sono inutili e per questo non si fanno. Poi le persone lamentano che non hanno mai le informazioni corrette

In altre realtà mi dicono che devono decidere a quale riunione partecipare perché spesso sono in sovrapposizione e non possono seguirle tutte.

Dov’è il giusto equilibrio?

Certo una corretta organizzazione porta al giusto equilibrio, ma se le persone non si sentono libere di esprimere le proprie difficoltà perché hanno paura di essere etichettati come scansafatiche, sarà difficile in quell’azienda operare le giuste scelte. E lo stress lavoro correlato sarà alto

 

Ai posteri l’ardua sentenza

 

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