Covid e vaccino: il Datore può prevedere ulteriori misure di protezione

L’azienda può adottare le iniziative che ritiene più adeguate a tutela della salute dei suoi lavoratori

 

Dobbiamo dircelo: il vaccino non può prevenire ogni fattore di rischio anti Covid-19 sui luoghi di lavoro. Le aziende sono tenute ad adottare ogni ulteriore misura di sicurezza necessaria ad evitare le occasioni di contagio. La responsabilità del Datore di Lavoro non è solo data dagli obblighi di legge, dettati dalle prescrizioni emergenziali, ma anche sull’osservanza delle norme generali sulla sicurezza sui luoghi di lavoro già previste dal Dlgs 81/2008 e dall’articolo 2087 del Codice civile.

Perché si è arrivati alla sentenza

Il caso trae origine dal ricorso di un’assistente sociosanitaria che era stata sospesa dal lavoro e dalla retribuzione per non essersi voluta vaccinare, sostenendo di avere diverse allergie e di avere molti anticorpi, come sarebbe risultato dal test sierologico prodotto.

Il Datore di Lavoro aveva preso la decisione di allontanarla per ragioni di sicurezza prima dell’entrata in vigore del DL 44/2021 che ha introdotto l’obbligo di vaccinazione per il personale sanitario. Per il giudice il fatto non rileva perché il Datore di Lavoro ha obblighi più ampi di quelli previsti dalle singole norme emergenziali che si fondano su doveri generali preesistenti, di cui devono tenere conto i protocolli aziendali.

Gli obblighi ulteriori per i Datori di Lavoro

Ciò significa che anche dopo l’entrata in vigore del DL 127/2021 che ha introdotto l’obbligo di Green Pass per tutti i lavoratori pubblici e privati, sarà onere del Datore di Lavoro adottare anche quelle misure di sicurezza che possano tutelare la salute del lavoratore specifiche per il proprio tipo di attività, oltre a quelle già previste dai protocolli anti-covid per i luoghi di lavoro.

Non solo. Il problema (delicato) potrebbe porsi anche per tutti quei lavoratori che dal 15 ottobre possono entrare in azienda, pur non essendo vaccinati per particolari esenzioni legate al proprio stato di salute. Il medico competente potrebbe comunque ritenerli non idonei a quella precisa mansione per il rischio di contagiare gli altri lavoratori. Diventa decisiva la valutazione concreta delle modalità di lavoro e la mappatura dei locali aziendali e delle eventuali situazioni di pericolo.

I test molecolari oltre al vaccino

Alcune aziende, poi, oltre al vaccino, potranno legittimamente richiedere anche un test rapido/molecolare. Cosa che di fatto avviene già quando il tipo di mansione, ad esempio, non consenta di indossare sempre la mascherina o di rispettare le distanze minime di sicurezza. «Non appare ragionevole pensare (si legge nella sentenza) che l’osservanza delle sole prescrizioni protocollari possa esaurire gli obblighi imposti al Datore di Lavoro da una disposizione a contenuto aperto e mobile come quella dell’articolo 2087 del Codice civile».

D’altra parte, è il Datore di Lavoro il soggetto su cui ricadono le responsabilità finali della tutela della salute dei propri dipendenti. In sintesi, è rimesso al prudente apprezzamento del Datore di Lavoro prevedere misure protettive ulteriori che non potranno essere sindacate dal lavoratore.

Conclusioni

Per evitare il contagio in azienda (che metterebbe in isolamento/quarantena parte della forza lavoro, riducendo così la capacità produttiva) va fatto tutto il necessario, fino alle misure più gravi come la sospensione, ma solo in mancanza di misure alternative. La valutazione dell’attività deve guidare con gradualità a decidere come comportarsi.

C’è dunque nella legge un doppio obbligo: il primo nei confronti di chi lavora in alcuni settori, di vaccinarsi (sanità, istruzione, amministrazione pubblica, …), mentre il secondo obbligo è per il datore di lavoro, di proibire sempre e comunque, senza eccezioni, che i non-vaccinati in tali settori svolgano i lavori indicati.

Il datore di lavoro deve quindi adibire il lavoratore non-vaccinato, ove possibile, a mansioni anche inferiori, diverse da quelle d’appartenenza, con il trattamento corrispondente alle mansioni esercitate; comunque vanno impediti rischi di diffusione del contagio. Se l’assegnazione a mansioni diverse non è possibile, il datore di lavoro deve disporre una sospensione senza retribuzione né altro compenso o emolumento, comunque denominato.

Partendo da questo spunto dobbiamo fare delle riflessioni: oggi ci troviamo nella situazione di avere una diffusione del contagio molto veloce, tanto da avere isolati e in quarantena un po’ dappertutto nelle nostre aziende. Le Regioni stanno gradualmente cambiando colore a dimostrazione che l’emergenza non è ancora finita.

Una prima deduzione dobbiamo dircela: se dopo due anni di pandemia i contagi sono ancora così diffusi, l’unica risposta è che non vengono rispettate le regole. Il distanziamento, la mascherina, l’igienizzazione sono il triangolo anticovid che funziona e permette di contrastare la diffusione. Se non adottiamo le restrizioni del protocollo in azienda, se non responsabilizziamo i nostri collaboratori a fare attenzione nella vita privata, il risultato è quello che stiamo vivendo.

Nessuno dice (tantomeno io) che non dobbiamo andare al ristorante, non dobbiamo andare al bar, al supermercato, dall’estetista, … Sono tutte attività lecite e autorizzate. Se però al ristorante non rispettiamo il distanziamento, se andiamo in un bar dove non puliscono il tavolino dopo che si è alzato il cliente, se dalla parrucchiera non si usa la mascherina, … sono tutte “scelte” che portano a risultati negativi. Li stiamo vivendo.

Inoltre dal mese di Gennaio 2022 i contatti stretti di un positivo non saranno più in malattia. Significa che per restare a casa (come previsto dalla legge) dovranno prendersi ferie o permessi. Data la cultura del nostro paese, sapete già cosa accadrà: per evitare questa situazione, i contatti stretti non verranno dichiarati, così le persone potranno circolare liberamente e non perdere giorni di lavoro. Nel frattempo, magari diventeranno positivi, rischiando di infettare altre persone e il ciclo ricomincerà.

Forse il Governo rifinanzierà l’INPS per pagare le assenze dei contatti stretti, intanto però il contagio si diffonde raddoppiando i numeri ogni giorno che passa.

Altra deduzione: gli imprenditori si lamenteranno che non riescono a lavorare, che sono costretti a chiudere perché non hanno forza lavoro, per cui il sistema non funziona. In realtà ognuno di noi deve fare la sua parte, compreso quello di responsabilizzare gli altri.

Ho già espresso il mio pensiero altre volte dicendo che siamo in guerra e lo ribadisco. Come in tutte le guerre c’è chi fa la sua parte e chi si tira indietro. Per paura, per convenienza, per incoscienza, … non importa perché, ma se non facciamo tutti la nostra parte, il risultato sarà quello che nessuno vuole (almeno a parole): il proseguimento di questa pandemia

Ai posteri l’ardua sentenza