ALCOL E LAVORO: ALCUNI RISULTATI DI UN’INDAGINE CONOSCITIVA TRA LAVORATORI DEI SETTORI TRASPORTI E COSTRUZIONI

INTRODUZIONE E CONTESTO Secondo stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), l’uso dannoso di alcol ha causato, nel 2016, circa 3 milioni di decessi a livello globale, pari a circa il 5,3% del totale dei decessi e 132,6 milioni di DALYs (anni di vita persi per disabilità o morte prematura), ossia il 5,1% di tutti i DALYs dell’anno. In particolare, circa il 28,7% dei decessi attribuibili all’alcol sono causati da infortuni, a seguire il 21,3% da malattie dell’apparato digerente, il 19,0% da quelle cardiovascolari

Il consumo di alcol è un rilevante fattore di rischio per la salute della popolazione in quanto influisce sul determinismo di circa 230 malattie, comprese malattie infettive, malattie non trasmissibili (MNT) e infortuni. Dal quadro epidemiologico sul fenomeno alcol in Italia aggiornato al 2020 e trasmesso dal Ministro della salute al Parlamento a marzo 2022, emerge stabile, rispetto all’anno precedente, il consumo nell’anno (66,8% nel 2019 e 66,4% nel 2020); analogo andamento per il consumo giornaliero (20,2% nel 2019 e 20,6% nel 2020), mentre continua ad aumentare il consumo fuori pasto (30,6% nel 2019 e 31,7% nel 2020) ed in lieve diminuzione il consumo occasionale (46,6% nel 2019 e 45,7% nel 2020). La letteratura scientifica ha descritto, tra l’altro, anche l’associazione tra infortuni sul lavoro e consumo di sostanze alcoliche; i settori lavorativi costruzioni, miniere e trasporti sono risultati essere quelli con più alto tasso di decessi causati da infortuni alcol correlati. L’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) e l’Oms stimano che una percentuale compresa tra il 4 ed il 20% degli infortuni sul lavoro ha tra le cause il consumo di bevande alcoliche. NORMATIVA DI RIFERIMENTO Con la Legge quadro in materia di alcol e di problemi alcol correlati (l. 125/2001) è stato introdotto il divieto di assunzione e somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche per alcune attività lavorative che comportano un elevato rischio di infortuni sul lavoro – successivamente individuate – attraverso ‘controlli alcolimetrici’; il d.lgs. 81/2008 e s.m.i. ha altresì previsto la verifica di assenza di condizioni di alcol dipendenza durante la sorveglianza sanitaria effettuata dal medico competente (MC)

L’assenza di indicazioni chiare ed univoche, nonché, ad oggi, la mancata (seppur prevista) rivisitazione delle condizioni e modalità per l’accertamento dell’alcol dipendenza, ancora attualmente rilevano criticità applicative anche di impatto. Dalle comunicazioni dei MC ai sensi dell’art. 40 del d.lgs. 81/2008 e s.m.i. emergono, per il 2019, oltre 1,7 milioni di lavoratori sottoposti alla citata verifica di assenza di condizioni di alcol dipendenza; lo 0,23% è stato inviato per accertamenti presso Centri di II livello e di questo, circa il 9,2% è stato confermato dipendente. Si rileva altresì che il Codice della strada all’art. 186-bis sancisce il divieto assoluto ‘di guidare dopo aver assunto bevande alcoliche e sotto l’influenza di queste’ per chi esercita professionalmente l’attività di trasporto di persone o cose. INDAGINE CONOSCITIVA ALCOL E LAVORO In considerazione del fatto che i trasporti e le costruzioni sono tra i contesti lavorativi individuati ‘ad elevato rischio di infortuni alcol correlati’ sia dalla letteratura scientifica che dalla normativa citata, il Dimeila dell’Inail ha promosso un’indagine conoscitiva in un campione di lavoratori adibiti a tali settori. L’obiettivo preposto è quello di acquisire informazioni relativamente alla percezione del rischio sulla tematica ‘alcol e lavoro’, anche al fine di contribuire all’identificazione di aspetti che possono necessitare di un’implementazione formativa per colmare eventuali lacune rispetto a conoscenze e comportamenti attesi, per un miglioramento continuo degli interventi di prevenzione, in ottica di tutela di salute globale. Il campione oggetto dello studio era costituito da 1093 lavoratori di genere maschile, dei settori delle costruzioni (n = 710) e dei trasporti (n = 383), con una quota del 10% di lavoratori stranieri e un’età media di 42,85 anni. Circa il 40% del campione ha un’anzianità lavorativa tra 5 e 15 anni; oltre il 60% degli intervistati possiede il diploma di scuola media inferiore. La mansione maggiormente rappresentata tra gli edili è quella di muratore (35,6%), a seguire quelle di manovale (9,9%) e capocantiere (8,2%). Tra i trasportatori, la mansione principale è quella del trasporto merci (circa il 73%). Il 58,3% del campione intervistato dichiara di aver bevuto alcolici durante i pasti nei tre mesi precedenti l’indagine (56,5% tra gli edili e 61,4% nel settore trasporti); relativamente al consumo avvenuto lontano dai pasti, si ottengono valori pari al 34,0% nel campione totale e 37,5% e 27,7%, rispettivamente per edilizia e trasporti. Negli ultimi 3 mesi, il consumo di bevande alcoliche ‘durante l’orario di lavoro risulta dichiarato dal 6,3% del campione totale; è interessato l’8,1% degli edili ed il 3,3% dei trasportatori. La percentuale sale al 14,7% del campione totale che assume bevande alcoliche ‘durante le pause di lavoro (colazione/pranzo)’, con coinvolgimento del 20,4% degli edili e del 5,2% dei trasportatori. Oltre l’80% del campione è abbastanza/completamente d’accordo con l’affermazione che il consumo di alcol sia in generale un fattore di rischio per la sicurezza sul lavoro; tale percentuale risulta più evidente tra i lavoratori dei trasporti (87,3%). I risultati ottenuti incrociando i dati rispetto all’aver/non aver consumato, negli ultimi 3 mesi, bevande alcoliche durante le pause di lavoro fanno registrare differenze statisticamente significative nelle risposte fornite dal campione totale degli intervistati; nello specifico, chi dichiara di aver consumato alcolici durante le pause di lavoro ha una minore percezione rispetto all’alcol come fattore di rischio per la sicurezza sul lavoro.

Gli incidenti stradali, gli infortuni sul lavoro, il calo dell’attenzione, del rendimento lavorativo e i provvedimenti disciplinari risultano essere le situazioni nel cui determinismo, in base al giudizio dei lavoratori intervistati, l’alcol ha maggiori responsabilità. In generale, valori medi più alti, su una scala variabile da 1 = nessuna responsabilità a 5 = completa responsabilità, si ottengono nel settore dei trasporti durante le pause di lavoro evidenziano valori medi significativamente inferiori nel campione totale dei consumatori di alcol, rispetto ai non consumatori Emerge dall’indagine che poco meno del 10% degli intervistati edili non sa dell’esistenza di una norma che vieta l’assunzione e la somministrazione di alcolici e superalcolici in edilizia; relativamente al campione degli autotrasporti, circa l’8% non è a conoscenza della ‘tolleranza zero’ per gli autisti professionisti. Gli interventi ritenuti più utili dagli intervistati per evitare i problemi causati dal consumo di alcolici negli ambienti di lavoro risultano essere l’introduzione del divieto di consumo di alcolici durante l’orario di lavoro e l’effettuazione di controlli sui lavoratori. La Figura 4 evidenzia differenze significative se si confrontano i due gruppi di lavoratori; gli edili, infatti, sembrano avere un giudizio meno favorevole rispetto ai lavoratori dei trasporti sui livelli di utilità registrati per ciascun intervento proposto nell’indagine. Vietare il consumo di alcolici durante l’orario di lavoro viene giudicato un intervento utile in misura significativamente maggiore da coloro che non consumano alcolici durante la pausa di lavoro.

Per quanto concerne l’aver subito infortuni sul lavoro nei due anni precedenti l’indagine, l’11,3% dei lavoratori edili dichiara di averne avuto; anche in questo caso, l’analisi distinta per sottogruppi rispetto ai consumatori o meno di alcolici durante le pause di lavoro fa emergere differenze significative nelle risposte fornite: il 20% dei consumatori di bevande alcoliche nelle pause di lavoro ha subito infortuni sul lavoro nei due anni precedenti l’indagine, verso l’8,4% dei non consumatori. Il 12,6% dei lavoratori dei trasporti ha dichiarato di aver avuto un incidente stradale durante lo svolgimento dell’attività lavorativa, nei due anni precedenti l’indagine; in questo caso, non si evidenziano differenze significative quando si confrontano i sottogruppi di consumatori o meno di alcolici durante le pause di lavoro. Inoltre, una quota piuttosto consistente, circa la metà dell’intero campione intervistato, afferma di non sapere cosa fa l’azienda nei confronti dei lavoratori con problemi legati all’uso di alcol; tale risultato risulta più evidente tra i lavoratori edili. In riferimento alle soluzioni utili a contrastare e/o arginare le problematiche correlate al consumo di alcolici negli ambienti di lavoro, i lavoratori dei trasporti risultano essere maggiormente d’accordo, rispetto agli edili, sia sull’utilità di attivare interventi di prevenzione, che di migliorare le condizioni di lavoro.

CONCLUSIONI Come riportato nel tempo nei Piani nazionali della prevenzione ‘gli ambienti e luoghi di lavoro’ risultano essere uno specifico setting per la realizzazione di interventi di prevenzione e promozione della salute. Più nello specifico, il Piano nazionale alcol e salute del 2007 – ancora oggi attuale – individua gli ambienti di lavoro per l’attuazione di strategie volte a ‘promuovere una politica sull’alcol fondata sull’educazione, la promozione della salute, la tempestiva identificazione o autoidentificazione dei soggetti a rischio e la possibilità di intraprendere nel pieno rispetto della privacy trattamenti integrati resi disponibili presso le strutture sanitarie e socio sanitarie’. Come più volte ribadito dall’Ilo e dall’Oms, l’introduzione di verifiche/test sui lavoratori, relativamente all’assunzione di bevande alcoliche in caso di attività lavorative critiche per la sicurezza, non deve assolutamente prescindere da un’adeguata informazione e formazione degli stessi riguardo alle ripercussioni negative dell’assunzione di cui trattasi sulla salute e sicurezza sul lavoro, al fine di rafforzare ed ottimizzare la consapevolezza del rischio, contribuendo così alla promozione del bene salute. Pur in presenza di motivazioni extra lavorative al ricorso all’alcol, possono comunque esistere – come riportato anche nelle indicazioni dell’Ilo Management of alcohol and drug-related issues in the workplace – condizioni di lavoro – quali ad esempio condizioni di stress lavorocorrelato, lavoro monotono, turni notturni – suscettibili di contribuire a determinare problemi di alcol. Quindi una maggior attenzione ai rischi psicosociali, una loro adeguata valutazione e gestione potrebbero contribuire a contrastare le conseguenze negative sul lavoro del consumo di alcol, con un miglioramento, ad esempio, del complesso di performance lavorativa e delle relazioni interpersonali e con una riduzione dell’assenteismo e soprattutto del numero degli infortuni.