ABBIAMO UN SOLO PIANETA

Il nostro pianeta sta affrontando sfide senza precedenti in termini di clima e ambiente che, nel loro insieme, costituiscono una minaccia per il nostro benessere. Tuttavia, siamo ancora in tempo per adottare misure decisive. Il compito da svolgere può apparire arduo, ma possiamo ancora invertire alcune tendenze negative, adattarci per ridurre al minimo i danni, ripristinare ecosistemi cruciali e meglio proteggere ciò che abbiamo. Per conseguire la sostenibilità a lungo termine dobbiamo considerare l’ambiente, il clima, l’economia e la società come parti inscindibili della stessa entità.

Non possiamo pensare a garantire il “lavoro” se questo va a scapito dell’ambiente che ci circonda.

Sono molti gli allarmi che arrivano dalla Scienza: aria inquinata, acque troppo calde, temperatura media in rialzo, …

I cambiamenti hanno costituito una caratteristica costante del nostro pianeta, interessando le terre emerse , gli oceani, l’atmosfera, il clima e la vita sulla terra. Gli attuali cambiamenti si distinguono da quelli passati per cause e fattori determinanti, nonché per ritmi e portata senza precedenti. Eventi estremi quali tempeste, ondate di calore, inondazioni e siccità, che si verificavano una volta ogni cento anni, sono divenuti la nostra nuova realtà. I titoli di stampa di tutto il mondo alludono a una crisi climatica e ambientale tale da incidere sul futuro della nostra specie.

Il clima globale sta cambiando ad opera dell’uomo

A prescindere dall’espressione che scegliamo di usare – «la nostra nuova realtà» o «crisi molteplici» – i fatti parlano chiaro. Il clima globale sta cambiando ad opera dell’uomo. La dipendenza delle nostre economie dai combustibili fossili, le pratiche di uso del suolo e la deforestazione globale stanno aumentando le concentrazioni di gas a effetto serra nell’atmosfera che, a loro volta, determinano un cambiamento globale del clima. Inoltre emerge con chiarezza che i cambiamenti climatici stanno interessando tutti e ogni angolo del pianeta, compresa l’Europa. Alcune popolazioni potrebbero essere colpite da vasti fenomeni di ondate di calore e siccità, mentre altre da tempeste più gravi e frequenti. I cambiamenti climatici hanno un impatto su persone, natura ed economia. Non è la prima volta che si vedono al telegiornale (anche in Italia) tetti scoperchiati, case allagate o distrutte, auto schiacciate da alberi sradicati, … tutto questo con un costo per i singoli non indifferente

La possibilità di creare un futuro diverso

Negli ultimi 40 anni l’Europa ha attuato politiche intese ad affrontare problemi specifici, quali l’inquinamento atmosferico e idrico, raggiungendo talvolta notevoli risultati:

Siamo a un bivio: continuare sulla via attuale, che porterà a un futuro oscuro per l’umanità oppure prendere la via dello sviluppo sostenibile.

Bando alle creme solari, così la Thailandia protegge la sua barriera corallina

Articolo su La Repubblica del 16/08/2021

Quest’articolo mette in luce un’attenzione all’ambiente anche da parte di altre nazioni, pur esterne alla nostra Europa, ma comunque consapevoli di avere lo stesso problema.

Il Dipartimento dei Parchi Nazionali ha vietato l’uso di prodotti solari in quanto hanno evidenza che provocano danni alle barriere coralline. Chi ne verrà trovato in possesso rischia una multa di circa 2.500 euro. In precedenza, per proteggere l’ecosistema marino, Maya Bay, nell’isola di Phi Phi Leh, era stata chiusa dal 2018 perché la vita nei suoi fondali stava morendo.

Dannosi da soli, letali insieme: il cocktail di pesticidi che stermina le api

Articolo su La Repubblica del 16/08/2021

In questo articolo invece si parla di come ci sia un declino degli insetti e in particolare di quelli che sono in grado di impollinare le piante. È ormai noto e la  colpa, ancora una volta, è dell’uomo. Sono stati identificati numerosi fattori che interferiscono sul loro habitat mentre noi approfittiamo del loro solerte lavoro. Invece di agevolarle per aumentare i nostri benefici, li contrastiamo non pensando al loro importante ruolo economico: assicurano i raccolti della maggior parte di ciò che mangiamo. Il 75 per cento delle piante alimentari dipendono da loro,

 

Uno studio pubblicato su Nature ed effettuato dall’Università del Texas (Usa), ha analizzato 90 ricerche precedenti e, oltre a confermare il fatto che i pesticidi fanno male, ha concluso che il cocktail di sostanze approvate come sicure che spesso gli agricoltori utilizzano porta a reazioni

molto potenti, in grado di uccidere più di quanto previsto per ciascun singolo composto. L’effetto infatti diventa sinergico. Significa che se un prodotto uccide il 10 per cento delle api e un altro fa altrettanto, il risultato non è pari al 20 per cento, ma può arrivare al 30-40 per cento.

È un dato di fatto che le formule commerciali spesso contengono combinazioni di molti prodotti chimici. Gli impollinatori sono anche soggetti contemporaneamente ad altri stimoli negativi, tra i quali l’uso intensivo dei terreni, il cambiamento climatico, la diffusione di piante aliene. Per questi motivi sono dunque ancora più fragili e rischiano danni acuti e cronici. Inoltre si trovano anche in una situazione in cui gli vengono sottratte le aree di bottino, sostituite da monoculture su larga

scala. Non a caso in Germania, ma anche in Inghilterra, stanno aumentando i giardini selvatici, dove vengono fatte crescere piante spontanee proprio per loro.

 

Per questo motivo gli scienziati ritengono che le formule commerciali dovrebbero essere sottoposte a nuove licenze. E che dovrebbero essere effettuate indagini successive all’introduzione di queste regole. I processi di valutazione del rischio infatti finora si sono concentrati solo sul singolo antiparassitario o erbicida, senza mai valutare la possibilità di un’azione combinata.

 

È un vero problema che le api siano sottoposte a tali minacce, non solo per la loro importanza, ma perché in realtà sono animali capaci di reagire ai cambiamenti, difendendosi. Sono infatti risultate in grado di combattere la varroa, uno dei loro parassiti più pericolosi, un acaro che si nutre delle larve. Uno studio pubblicato agli inizi di agosto ha dimostrato che hanno saputo sviluppare una resistenza naturale, senza alcun impiego di acaricidi. Non a caso è comparsa inizialmente in Africa. Hanno imparato a eliminare le cove infestate, tappare i buchi per evitare l’ingresso dell’acaro,

portarlo a non essere più fertile perché viene interrotto il suo ciclo. Gli stress però devono essere naturali. Se invece subentra l’uomo, difendersi diventa impossibile.

Conclusioni

Nelle nostre singole attività spesso non ci soffermiamo abbastanza a capire cosa comporta il nostro modo di lavorare. Una raccolta differenziata dei rifiuti fatta abbastanza bene oppure fatta correttamente potrebbe non cambiare nulla a livello globale. Se però ci impegniamo tutti (per esempio nel non abbandonare rifiuti, oppure nel non gettare o consumare plastica inutilmente, …) allora le cose possono cambiare

Le nuove sfide economiche porteranno le aziende di pesticidi ad avere magari dei costi maggiori per fare una ricerca che tenga conto di tutti questi aspetti, ma sicuramente ne beneficeremo tutti in salute e aspettativa di vita.

Fate una semplice riflessione: come mai nell’ultimo secolo sono aumentati così tanto i tumori? Come mai le cosiddette “malattie rare” sono invece così diffuse? Fino a che punto possiamo ignorare il problema perché tanto non ci coinvolge direttamente?

Pensate solo al potere di acquisto del consumatore finale: se smettiamo tutti insieme di comprare determinati prodotti perché sappiamo che sono realizzati da aziende preoccupate solo del profitto, come cambierebbe il mercato?

Ai posteri l’ardua sentenza